Asvoff9: il concorso di Fashion Film sulla Wearable Technology

L'ha ideato Diane Pernet. E il lancio è avvenuto durante la nona edizione di ASVOFF - A Shaded View on Fashion Film a Sofia, in Bulgaria. Primo premio a Lucy McRae
Asvoff9 il concorso di Fashion Film sulla Wearable Technology
Wearable Technology in Fashion Film
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Il settore della wearable technology ha una sua storia segreta, quella che ha fatto nascere la disciplina come la consideriamo oggi. Il matematico Edward O. Thorp ha sviluppato il primo computer indossabile nel 1961 in collaborazione con il professor Claude Shannon: era la “scarpa eudemonica”, un micro-computer che si infilava in una calzatura per vincere alla roulette al casinò. Altri esempi più noti di tecnologia indossabile comprendono le invenzioni scientifiche e artistiche di  Steve Mann che non solo è fra gli antesignani della tecnologia indossabile da 43 anni, ma è diventato un cyborg lui stesso per testare le sue invenzioni, fra cui: sistemi di ripresa per documentare la sua vita quotidiana, anticipando i blog (life logging) che hanno poi influenzato i famosi Google Glass, e Eyetap, l’attuale progetto ‘open source’.

Oggi nel campo della wearable technology operano svariati produttori di e-textiles e designer che utilizzano il computer. La maggior parte dei pezzi tecnologici all’avanguardia per il corpo vengono creati dai FAB labs (laboratori di fabbricazione), negli hack space e dalle aziende che si occupano di stampa 3D come Stratasys o  Pier 9 della Autodesk di San Francisco, dove gli artisti di tutto il mondo vengono invitati a rendere l’impossibile possibile.

Oggi i tecnologi della moda contemporanea si spingono ben oltre i confini di ciò che definiamo wearable: alcuni infatti preferiscono essere chiamati Body Architects, architetti del corpo,  come Behnaz Fahri o Katja Vega, che ha inventato la beauty technology, un sottogruppo della tecnologia indossabile che introduce l’elettronica nei cosmetici, inventando cose come ChromoSkin che modifica in modo dinamico  i pigmenti del makeup. Altri artisti operano in una prospettiva  più significativa come Lucy McRae, che crea esperienze estreme intorno al corpo, esplorando ulteriormente  il significato di Wearable Tech. Per McRae la wearable technology è “un concetto alquanto antico” e lei si interessa a  “quel luogo indistinto in cui la tecnologia incontra il corpo, tanto che è il corpo  a diventare  tecnologia!” (McRae, 2017). Altri settori emergenti nel campo della wearable technology comprendono la  Biological-couture inventata  dall’artista Amy Karle, che crea capi trasformazionali che ha battezzato bionic fashion, o la fashion tech  basata sulla biomimicry (bio-imitazione)  di Anouk Wipprecht, che ha anche collaborato alla realizzazione di molte delle protesi super-tecnologiche di Viktoria Modesta rielaborate al computer per i suoi fashion film musicali e performance.

Il campo della Wearable Technology è in una fase di grande espansione e l’interesse per il settore è più forte che mai. Eppure c’era qualcosa che ancora mancava  agli artisti e tecnici precursori della tecnologia indossabile, ovvero come comunicare al pubblico in modo efficace le loro creazioni, dato che queste risultano interessanti solo quando  vengono messe in funzione sul corpo, insomma, quando sono attivate. Molte delle invenzioni dei wearable artist fino a questo momento sono state esposte solo nei musei e alle fiere specializzate, magari dentro una vetrina o su un piedistallo bianco, come artefatti senza vita o pezzi da collezione antichi, il che creava non poca insoddisfazione nel pubblico, che desiderava vedere i pezzi funzionare, comunicare la loro funzione, insomma, vederli IN AZIONE.

Diane Pernet (fondatrice e direttrice del festival ASVOFF A Shaded View on Fashion Film) ed io abbiamo pensato che l’evoluzione naturale per la wearable technology sarebbe stata quella di potersi esprimere tramite il mezzo filmico, e così nel 2015 abbiamo lanciato il primo concorso al mondo che si occupa di  wearable technology nei Fashion Film, e abbiamo invitato i registi a presentare film che vertessero su questa disciplina nell’ambito di ASVOFF9. Per la nona edizione di ASVOFF, Diane ha invitato i suoi ospiti nella Hollywood dei Balcani, i Nu Boyana Film Studios di Sofia, in Bulgaria. La prima edizione del concorso ha avuto un successo così grande che abbiamo dovuto creare due sezioni, i film in concorso e quelli fuori concorso. A vincere il primo premio per la wearable technology è stata Lucy McRae con il suo recente lavoro “The Institute of Isolation” un documentario che esamina il modo in cui l’isolamento, o più in generale un’esperienza estrema, può essere utilizzato per educare l’uomo alla resilienza. Il film è stato commissionato da Ars Electronica con il loro progetto per l’UE Bright Sparks. Il nuovo medium della tecnologia indossabile nei fashion film di ASVOFF sarà presente anche nell’edizione n° 10 del festival. E  nei prossimi mesi verrà lanciato il bando per i nuovi film sul sito del festival.

Testo di Alexandra Murray-Leslie (artista e curatrice di Wearable Technology in film and performance, co-fondatrice di Chicks on Speed)